Lettera dell’ATFMR, pubblicata dal Corriere del Ticino il 24.04.2013
Cari genitori soli, dal nostro punto di osservazione constatiamo con tristezza l’avvento di un’ondata di discriminazione nei confronti delle famiglie monoparentali, soprattutto delle mamme sole:
tra i media e all’interno delle varie istituzioni sociali e giuridiche è cresciuta nell’ultimo decennio l’immagine di una madre prevaricatrice che impedisce la relazione tra i figli e il genitore non affidatario e mina nei bambini la figura interiore del padre (o dell’altro genitore). Situazioni come quella appena descritta esistono, ma è necessario operare dei distinguo: ci sono madri che, per egocentrismo o per incapacità proprie, mettono in atto ardite trame pur di realizzare la separazione fisica, psicologica e affettiva dei propri figli dal padre, ma ci sono anche donne (e a volte anche uomini) che cercano di difendere l’integrità fisica e, più spesso, psicologica dei propri figli da padri (rispettivamente madri) persi in una profonda immaturità e incapaci di assumere le proprie responsabilità, di proteggere i propri figli e di costruire con loro una relazione educativa.
Una parte di questi genitori riesce a instaurare con i propri figli un legame affettivo anche forte («papà giocherellone» o «papà amico»), ma alcuni di loro non sono capaci di stabilire nemmeno questo. È dunque importante che la società prenda coscienza che, laddove esistono uomini di questo genere, incapaci di tessere e mantenere nel tempo delle relazioni affettive ed educative con i propri figli, c’è una donna che deve farsi carico di molteplici ruoli e compiti spesso in silenzio e solitudine. Se queste donne, vere funambole della gestione della quotidianità, cercano di non fare mancare nulla ai propri figli e talvolta chiudono troppo le maglie della comunicazione con il loro padre, noi non ci sentiamo di biasimarle, anzi, ci chiediamo di quale tipo di sostegno abbiano bisogno per potersi sentire sufficientemente protette per allentare le maglie e lasciare che i figli possano intrattenere una relazione con il padre. Siamo certi che la società può offrire protezione e sicurezza a queste persone con servizi adeguati o riducendo le discriminazioni legislative e le procedure burocratiche, così come possono essere di aiuto persone singole quali i parenti, gli amici, i vicini di casa, i colleghi di lavoro, gli insegnanti, gli educatori, gli psicologi ecc. A noi sembra evidente che le problematiche legate alle relazioni familiari sono un fenomeno molto complesso, figlio di eventi e tendenze storiche di cui bisogna tenere conto: è necessario infatti imparare a individuare gli elementi di tensione di fronte ai quali le famiglie e le persone reagiscono per poi riuscire a costruire delle risposte condivise ed equilibrate. In seguito all’apparizione di un numero crescente di articoli di giornale che contrappongono i padri alle madri e purtroppo talvolta anche le madri ad altre madri, desideriamo esprimere tutta la nostra solidarietà e ammirazione per quelle donne che, nonostante le difficoltà, le ingiustizie e il loro solitario impegno, si prodigano con sorprendente pazienza perché i propri figli possano mantenere il contatto con il padre. Non esiste nessuna pubblicità per questo silente e generosissimo lavoro che molte donne sanno svolgere all’interno delle famiglie monoparentali e anche nelle famiglie tradizionali. Care mamme, anche se oggi talvolta i vostri figli vi guardano come il genitore da contraddire o a cui opporsi (forse proprio perché considerato sufficientemente forte), sappiate che se non vi aspettate la loro gratitudine, questa un giorno giungerà improvvisamente alle vostre orecchie. Buon proseguimento di lavoro!
Sandra Killer, Balerna, coordinatrice Associazione ticinese delle famiglie monoparentali e ricostituite (ATFMR)
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