Il coming out dopo 20 anni assieme

23 Dicembre 22

In soli cinque anni Laura ha dovuto affrontare un episodio di salute molto grave, ha aiutato suo marito a prendere consapevolezza della propria omosessualità e ha affrontato la separazione, occupandosi di suo figlio e delle emozioni di tutta la famiglia.

Ma partiamo con calma.

Laura conosce suo marito in Svizzera romanda e dopo alcuni anni si trasferiscono in Ticino con il loro figlio di pochi anni. Decisione che lei prende a malincuore perché là ha tutti i suoi parenti e affetti. 

Per diversi anni si dedica al figlio. La loro coppia funziona bene, oltre a essere coniugi sono grandi amici, confidenti e per Laura lui è un punto fermo qui in Ticino. Sorge poi il desiderio comune di un secondo figlio, che però fatica ad arrivare. La coppia decide allora di sottoporsi alla procreazione medicalmente assistita. Ma, mentre fanno alcuni esami, i medici scoprono che Laura ha un tumore alla testa. Per fortuna benigno. Dovrà comunque sottoporsi a un intervento impegnativo e che richiederà una convalescenza lunga e faticosa. 

Suo marito le è stato al suo fianco durante questo brutto periodo nel migliore dei modi: Laura lo descrive come un marito e un papà eccellente, presente e dolce. Durante la lunga ripresa lei sente il bisogno di pensare finalmente a sé, mettendo le sue forze e le sue energie nella propria guarigione. 

“Per la prima volta ho iniziato a curarmi più di me stessa e meno di lui”.

E, piano piano, sente che il marito si allontana. Sul divano si siedono sempre più distanti e Laura percepisce che la loro complicità, sintonia e affinità non sono più quelle di una volta. Insistendo e chiedendo al marito quali fossero le cause, alla fine lui rivela si essersi innamorato di un uomo.

Laura dice che questo inatteso coming out è stato come l’arrivo di uno Tsunami, che ha aperto in lei un abisso di emozioni e di solitudine.

“Sentivo un’onda arrivarmi addosso minacciosa, ma sapevo di non volerla combattere. Non avrebbe avuto senso. Non volevo oppormi alla natura di mio marito. Non me la sono sentita di lottare per riconquistarlo e credo sia stato giusto così. Era per me una battaglia persa. Al contempo una parte di me si illudeva che fosse solo una parentesi, un’esperienza che lui doveva fare. Dall’altra sentivo che questo Tsunami ci avrebbe travolti tutti violentemente. Vivevo nella negazione e sono caduta in depressione”.

Laura ha capito solo piano piano, dopo un periodo di negazione in cui pensava che le cose potessero tornare come prima, che avrebbe dovuto affrontare la separazione e anche ricostruirsi una nuova vita da sola qui in Ticino.

Occorreva però pensare anche al figlio, aiutarlo a capire quanto stava accadendo ai suoi genitori. Così Laura decide di rivolgersi al Servizio Medico Psicologico dove suo figlio è stato aiutato ad accettare la separazione dei genitori e, in un secondo tempo, l’omosessualità del padre.

Purtroppo questo tipo di situazioni restano ancora spesso un tabù in Ticino. Il figlio di Laura ancora oggi non parla con nessuno di questa situazione e non dice a nessuno del coming out del padre. Laura dice che lei stessa conosce diverse situazioni analoghe nel nostro Cantone, che ci sono anche altri compagni di scuola del figlio che hanno una storia simile, ma che nessuno ne parla. È come se si facesse finta che queste situazioni non esistessero. Forse prevale la vergogna.

“Mio marito all’inizio non voleva che io lo raccontassi a nessuno. Nemmeno a nostro figlio. Diceva che erano affari suoi e che era la sua vita privata. Ma io non volevo essere una mamma bugiarda e volevo che mio figlio sapesse e anche gli amici che ci stavano vicino”.

“Il rapporto tra il papà e il figlio è cambiato. Lui ora ha trovato un compagno. Questa novità ci ha nuovamente scombussolati molto. Inoltre è anche cambiato, fisicamente e di stile d’abbigliamento. Ha trovato il vero se stesso. Ma per noi questo nuovo uomo è spesso uno sconosciuto. È davvero molto difficile per tutti”.

Le chiedo cosa le ha dato forza in questi anni davvero difficili, e per di più, lontana da casa.

“Mi sono fatta aiutare psicologicamente e ho avuto anche bisogno dei farmaci per alleviare la depressione per un periodo. Inoltre mia cognata è stata favolosa. Lei vive in svizzera francese, ma la sentivo davvero vicino.

Un altro sollievo per me è stato poter parlare e confrontarmi con un’amica che stava vivendo la stessa identica cosa. Ci sentivamo spesso e per me era un dolore condiviso. La condivisione è uno strumento di guarigione potente”.

Laura sottolinea l’importanza di tanti gruppi di auto aiuto che accolgono persone che sono state toccate dal tema del coming out. Purtroppo però questi gruppi si trovano in altre regioni della Svizzera e in Ticino attualmente non c’è l’offerta.

“Un pensiero che mi aiuta, ancora oggi, è che lui non ha fatto nulla di male nei miei confronti. È stata una scoperta e poi una scelta che lui ha fatto (e ha dovuto fare) per se stesso. Non ero io il problema, il tutto riguardava unicamente la sua sessualità. Contro questa io non potevo e non volevo oppormi. Sarebbe stato inutile.”

Così ha fatto. Laura ha deciso di riprendere a lavorare da un anno e per lei è stato come rinascere. 

Chiedo a Laura se se la sente di dare un messaggio a chi sta vivendo qualcosa di simile?

  • Di non vergognarsi MAI, anche se non è facile all’inizio.
  • Di ricordare che non è colpa di nessuno e soprattutto non vostra. E anche se è dura, è meglio scoprirlo che rimanere all’oscuro.
  • Non vorrei tornare indietro e non saperlo. Vivere una vita fatta di “non detti”, di segreti e di repressione non sarebbe autentica.

Laura ci tiene a dirmi che ha voluto mostrare le difficoltà e portare la voce di coloro che si trovano a fianco di una persona che solo da adulta scopre il proprio orientamento sessuale e di come questo possa stravolgere la vita di tutto il nucleo familiare. Ma che il suo messaggio non vuole in alcun modo portare un giudizio negativo oppure omofobo. Anzi, crede che nella nostra società si dovrebbe parlare più apertamente di questi temi, permettendo da un lato a ciascuno di scoprire e vivere fin da giovane il proprio orientamento sessuale e, dall’altro, permettendo a chi si trova indirettamente coinvolto – come lei e suo figlio – di trovare più facilmente la libertà di parlarne e di condividere le possibili difficoltà.

E ora?

Laura è una mamma e una donna splendida di un ragazzo adolescente meraviglioso. Lavora, ha le sue passioni e sta finendo una formazione che per lei è molto importante.

“ Dopo questi anni duri, complice anche il covid-19, non è stato facile rifarmi degli amici e nuove relazioni, anche amorose. Ci vorrebbero più occasioni di incontro in Ticino e attività da condividere. Sì, avrei voglia di un compagno e di una storia d’amore. E chi non ce l’ha?”

I nomi sono di fantasia.

Storia raccolta da Marlene Bucher