Fare un figlio. Quasi da sola

2 Marzo 23

Voglio un figlio e lo faccio da sola”.

Questa è la storia di Chiara*, una donna determinata ad avere un figlio.

L’immagine che la ritrae con in braccio suo figlio trasmette dolcezza, serenità e amore. L’assenza del padre che noto all’inizio è una mancanza solo apparente perché Chiara mi fa capire che la sua forza interiore e il suo bimbo sono tutto ciò di cui lei ha bisogno.  

Chiara mi permette di vivere con lei il suo desiderio e il percorso che l’ha portata a stringere tra le braccia il suo bebè. Percorso che ha scelto di affrontare senza un compagno. O, meglio, senza il papà del bimbo.

Chiara sente il desiderio di maternità da molto tempo, ma non è mai il momento giusto. “Trovo finalmente il mio grande amore, che in precedenza però ha già creato una famiglia e non se la sente di ricominciare da capo” racconta.

Una grande prova d’amore per entrambi, un’accettarsi senza se e senza ma, rispettando i desideri di ciascuno all’insegna della reciproca accettazione. Non convivono e lui non sarà il papà del bebè, ma continueranno ad amarsi.

Presa la decisione di voler un figlio “da sola”, Chiara parte per la Spagna e affronta un percorso molto difficile sia a livello fisico sia emotivo. Nonostante Chiara stia lottando per realizzare il grande desiderio di maternità, spesso le capita di pensare al dopo nascita.

“Mille pensieri mi giravano per la testa: sarò da sola durante le notti insonni, riuscirò ad allattare il bimbo e gestire il lavoro dopo la maternità?  Avrò gli aiuti necessari? Pensavo alle volte in cui sarei stata malata o in cui mi sarei dovuta assentare dal lavoro. Il mondo del lavoro capirà una mamma con un bebé? Troverò delle tate fidate? Avrò sufficiente budget per l’accudimento di mio figlio?”

Chiara vive l’esperienza in Spagna, circondata da tante persone di sostegno: vicine o lontane, tra famiglia e amici, sente di avere un mondo attorno che le regala tantissima forza e affronta questa prova con coraggio. Anche quando è lontana da casa e tutto le sembra impossibile, lei non smette di crederci. Vuole questo bimbo con tutte le sue forze.

E il sogno si realizza: dopo 1 mese dal rientro a casa, Chiara scopre di essere incinta e dopo nove mesi nasce il piccolo maschietto. È la gioia di tutti e le giornate iniziano a ruotare attorno a lui e ai suoi bisogni. Fin da subito, Chiara come mamma sente una grande responsabilità e si accorge di quante lacune ci siano ancora da parte dello Stato nell’aiutare e sostenere le donne che diventano madri. Tanto più se sono madri-single. Riesce però a contare sul sostegno dei genitori, dei famigliari e degli amici: “Mi reputo molto fortunata, ho molti amici attorno a me, senza di loro non ce l’avrei fatta.” Riflette un attimo e aggiunge: “Da sola, non puoi farcela”.

Chiara dice che diventare madri è una vera ricchezza, i bambini sono fonte di vita per tutti ma percepisce che per il mondo del lavoro è ancora poco protetta la “madre che lavora”. In particolar modo per le famiglie monoparentali, dove spesso è la madre la colonna portante, diventa difficile conciliare le due dimensioni, lavoro e figli. Passare più tempo possibile con i figli e godersi quei momenti straordinari insieme è il desiderio di tante madri ma la condizione finanziaria non lo permette sempre e in Svizzera i congedi maternità sono troppo brevi.

“Ci vorrebbe più sostegno da parte del Cantone, come in altre situazioni della vita. Quando qualcuno si ammala o si diventa più anziani, c’è un’attenzione maggiore nella cura e negli aiuti domiciliari. Perché le mamme non ne beneficiano? Spesso le famiglie monoparentali sono sole ad affrontare molte difficoltà.”

Chiara è forte ma sente di dover pensare a tutto lei, da sola. Non sempre ci sono aiuti sufficienti per rendere serena la maternità, sopratuttto per chi è monoparentale, a livello di sostegno sociale, di servizi efficaci, di aiuti finanziari. Ci ricorda che per qualsiasi condizione di maternage e di monoparentalità è fondamentale chiedere e ricevere supporto fin da subito oltre che crearsi una rete solida di sostegno e di affetti, per il bambino e anche per la mamma affinché non si finisca nel tunnel della solitudine. Se sei sostenuta puoi farcela e dice: “Devi chiedere aiuto attivamente e dire che da sola non ce la fai, senza sentirti inadeguata o in colpa. Chi ti vuole bene capisce e ti prende per mano!”

Il piccolo cresce e ora ha superato l’anno di età. La mamma è felice e realizzata con il suo dolce bimbo. Hanno trovato un equilibrio di vita e, grazie alla diminuzione della percentuale di lavoro, Chiara si gode del tempo con il figlio. Purtroppo, oltre alla gioia del tempo con il bimbo, c’è la rinuncia ad una parte importante dello stipendio per poter accudire al meglio il figlio e finanziariamente è una scelta impegnativa. Non percipisce nessun aiuto finanziario e far quadrare i conti alla fine del mese non è sempre evidente. Come per tante altre madri monoparentali, conciliare famiglia-lavoro-finanze è pesante. 

Come ogni mamma si prende cura del suo bebè, sarebbe importante che le Istituzioni si prendessero più cura di queste realtà famigliari che oggi sono tantissime e fanno parte della nostra società“.

*Nome di fantasia. Storia raccolta e narrata da Marlene Bucher.

Per scelta, come in questa testimonianza, o – ben più spesso – perché il padre biologico ‘sparisce’ e si sottrae ai suoi doveri di genitore fin da prima della nascita, sono molte oggi la madri ‘monoparentali fin dalla nascita’. Si tratta di una realtà ancora misconosciuta, che resta ancora al di fuori dei radar delle politiche sociali e familiari. Mancano, infatti, dati precisi ed aggiornati su questa realtà e i bisogni e le difficoltà specifiche di queste famiglie restano invisibili. L’ATFMR si batte da tempo affinché vengano avviati studi e ricerche sull’universo della monoparentalità, per disporre di una fotografia aggiornata e completa di questo mondo in rapida trasformazione e per poter riflettere insieme all’elaborazione di politiche sociali e familiari in grado di rispondere ai bisogni di tutti i bambini e di tutte le bambine, indipendentemente dalla configurazione della famiglia in cui crescono.