Congedi per figli malati: facciamo chiarezza!

19 Gennaio 23

In caso di malattia di un figlio, su presentazione di un certificato medico il datore di lavoro deve concedere al genitore lavoratore un congedo retribuito per l’assistenza al figlio malato. Il congedo è limitato alla durata necessaria per l’assistenza, ma al massimo a tre giorni per evento

Ogni nuovo caso di malattia del figlio – attestato mediante certificato medico – dà diritto a un nuovo congedo di tre giorni; e questo vale per ciascun figlio. Per i figli fino all’età di 15 anni, non c’è limite al numero di congedi in un anno.

Codice delle Obbligazioni (CO), art. 329h – Congedo di assistenza ai familiari

Il lavoratore ha diritto a un congedo pagato per il tempo necessario all’assistenza a un familiare o al partner con problemi di salute; il congedo ammonta tuttavia al massimo a tre giorni per evento e dieci giorni all’anno. 

(In vigore dal 1° gen.2021)

Legge sul lavoro (LL), art. 36, cpv 3 e 4

3. Su presentazione di un certificato medico, il datore di lavoro deve concedere ai lavoratori un congedo per l’assistenza a un familiare o al partner con problemi di salute; il congedo è limitato alla durata necessaria per l’assistenza, ma al massimo a tre giorni per evento. 

4. Salvo che per i figli, il congedo di assistenza ammonta al massimo a dieci giorni all’anno. 

(In vigore dal 1° gen. 2021)

Domande e risposte

Lavoro a tempo parziale (50%) e il mio datore di lavoro mi ha chiesto di recuperare i giorni di assenza per malattia di mio figlio. Ne ha diritto?

No, anche chi lavora a tempo parziale ha diritto al congedo per l’assistenza al figlio malato. Si tratta di un congedo pagato. Il datore di lavoro non può esigere un recupero dei giorni e non può scalarli dalle vacanze.

È obbligatorio fornire al datore di lavoro il certificato medico del figlio malato? Anche in caso di una breve congedo di solo un giorno?

Sì, il datore può esigere il certificato medico per ogni caso di malattia.

Mia figlia ha 14 anni e il mio datore di lavoro dice che è abbastanza grande per stare a casa da sola quando è malata. Può negarmi il congedo per assistenza?

No, il congedo di assistenza ai familiari tutela il diritto di assentarsi per prestare cure ai propri familiari malati fino a un massimo di tre giorni per evento e per 10 giorni all’anno (tale limite di 10 giorni non si applica per i figli fino all’età di 15 anni).

Cosa posso fare quando 3 giorni non sono sufficenti e mio figlio è ancora malato?

I tre giorni di congedo hanno lo scopo di permettere al genitore non solo di assistere il figlio malato, ma anche di organizzarsi per la sua custodia (da parte di altri parenti, conoscenti, baby-sitter, etc). Se non si ha nessuno per occuparsi del bambino malato, si può richiedere l’intervento del Servizio Baby Help, gestito dalla Croce Rossa, per la presa a carico a domicilio e per una durata limitata dei bambini da 0 a 12 anni. Le tariffe sono calcolate in base al reddito e sono rimborsate da alcune casse malate.

In caso di problemi di salute gravi, invece, è stato di recente introdotto il congedo per figli gravemente ammalati: fino a 14 settimane di congedo retribuito (all’80%) di cui si può beneficiare in una sola volta o in singoli giorni nell’arco di 18 mesi complessivi.

Nel mio ufficio esiste la possibilità di svolgere parte dell’attività in telelavoro. In caso di malattia di mio figlio il datore può negarmi il congedo ed esigere che continui a lavorare da casa?

Il datore di lavoro non può esigere il telelavoro in caso di malattia del figlio, tuttavia – a seconda della situazione specifica – dipendente e datore di lavoro possono accordarsi su una modalità di telelavoro che consenta la conciliazione dei compiti di cura e dell’attività lavorativa.

Nel regolamento della mia azienda non figura alcun diritto ai congedi per malattia dei figli e il mio capo dice che devo prendere vacanza per occuparmi di mia figlia quando si ammala. Ha ragione?

No, quanto stabilito nel Codice delle obbligazioni e nella Legge sul lavoro prevale su quanto stipulato in un regolamento del personale trattandosi di norme che non possono essere modificate a sfavore del dipendente. 

Sia io, sia mio marito abbiamo un impiego. Il datore di lavoro di mio marito non gli vuole concedere i congedi per malattia perché sostiene che sta a me prenderli in quanto ho un incarico meno importante del suo e lavoro a una percentuale più ridotta. Ha ragione?

No, la scelta della suddivisione del lavoro di cura è una scelta privata e il datore di lavoro non può negare a un suo dipendente il diritto al congedo per occuparsi di suo figlio.

Lavoro in un settore che sottostà al diritto pubblico, quali sono i miei diritti?

In linea di principio, i settori che sottostanno al diritto pubblico (come la Confederazione, i Cantoni e i comuni) dovrebbero garantire diritti perlomeno equivalenti a quelli del diritto privato. Tuttavia non è sempre così ed esistono, ad esempio, in alcuni settori pubblici dei limiti massimi annuali di giorni per congedo malattia dei figli. In caso di dubbi, è sempre possibile consultare la legge o il regolamento del personale e/o rivolgersi a uno dei sindacati di riferimento del settore o a un rappresentante del personale.

Quando entrambi i genitori lavorano, in caso di malattia del figlio possono essere presi successivamente 3 giorni da parte della madre e 3 giorni da parte del padre?

Si, il congedo è di 3 giorni per evento di malattia e può essere preso da un genitore alla volta. E’ quindi possibile cumulare il diritto per fare in modo di assistere il figlio anche per una durata piu lunga dei tre giorni. 

Il mio datore di lavoro per concedermi il congedo in caso di malattia di mia figlia esige un documento che attesti che l’altro genitore lavora e non può occuparsene. Ne ha diritto?

Sì, di principio il dipendente deve collaborare con il datore di lavoro e fornirgli la documentazione per accertare il suo diritto a percepire il congedo. 

Di fatto però un lavoratore potrebbe avere diritto comunque al congedo anche se l’altro genitore non lavora poiché lo stesso non è in grado di occuparsi del figlio ammalato.