Scuola e famiglie: alcune considerazioni sui lavoretti per la festa del papà

25 Marzo 24

Come avete gestito la Festa del papà nel vostro istituto?

Abbiamo deciso di far rappresentare ai bambini un disegno della famiglia. Abbiamo chiesto loro di disegnare le persone che amano nella loro vita. Una di queste o tutte. A libera scelta. Alcuni hanno rappresentato il papà, chi la famiglia intera, chi vive nella tua casa. Alcuni bambini hanno deciso di rappresentare oltre al papà anche un compagno, che non è per forza un papà a livello di sangue e ogni bambino ha deciso a chi darlo. 

È stato complicato per voi dover definire un tema così vasto piuttosto che classico lavoretto?

No, nel momento in cui quotidianamente siamo confrontati con famiglie variegate. Il problema è la fatica con cui sono confrontate le famiglie. L’idea di ampliare l’argomento è stata in linea con i bisogni che vediamo ogni giorno. Quindi tornando alla domanda, assolutamente non è stato complicato. I bambini l’han fatto con gioia e i bambini sanno scegliere a chi destinare un regalo. 

Ti capita di avere dei bambini che non vedono i genitori per un lungo periodo?

Sì, anche diversi. e non è sempre facile da gestire, anche per noi docenti. Esistono delle situazioni familiari non facili, non sono tante, ma ci sono. Inutile negarlo.

Dicevi prima che hai un bambino che ha il padre lontano e che consegnerà il disegno per il papà tra tre mesi?

Sì, lui sa che è per il suo papà e glielo darà a suo tempo. Nel frattempo, la mamma gli ha inviato la foto del suo lavoro.

Cosa ne pensi di questa difficoltà emersa in alcuni istituti ticinesi di fare il lavoretto per la Festa del papà?

La questione è sempre esistita. Ma in maniera sommersa. I fenomeni erano più rari e i pochi bambini che lo vivevano si adeguavano al fatto di essere ‘tra pochi.’ Secondo me bisogna renderla una questione più semplice: la figura paterna, in famiglie miste, ricomposte o non ‘classiche’ non è identificata sempre nel padre. Tante volte è costruita nella testa e nel cuore dei bambini con diverse figure che sono presenti nella loro vita con affetto, costanza e regolarità. 

La figura paterna è rappresentata da persone (di sesso maschile) che stanno partecipando alla tua crescita in maniera attiva.  

Sull’ordine di questo, il lavoretto va fatto comunque: per non togliere a chi un padre a tutti gli effetti ce l’ha e per chi ha costruito con altre persone di riferimento, un legame. Va declinato, sui nuovi ruoli che sempre più incontriamo nelle famiglie.

Sono stata una bambina che preparava il regalo della Festa del papà senza però poterglielo consegnare. A dire la verità non ricordo una Festa del papà trascorsa con lui. Si sa, certe cose vanno così e non ha senso piangere su qualcosa che ormai è passato. Però se mi permettete ho anch’io il mio vissuto legato a quegli anni. La maestra ci faceva fare il regalo per il papà, io e il mio compagno di classe che aveva il padre in guerra, del quale non si ricevevano notizie da mesi (di questo però non si poteva parlare, perché a quei tempi tematizzare il dolore era scomodo) preparavamo il regalo della Festa del papà come tutti i compagni. L’indomani della festa la maestra raccoglieva le impressioni dei vari Babbi “cosa hanno detto i vostri papà del regalino? Cosa avete fatto con lui ieri?” 

Pertanto, questo momento di festa si trasformava in tre momenti dolorosi per chi, come me e il mio compagno, non potevano consegnare il regalo né – tanto meno – trascorre la giornata con lui. Da un momento difficile da digerire a tre momenti, in un battibaleno. Diciamo che quella settimana risultava un po’ faticosa per quelli come me.

Nella mia testa fanciulla non c’era assolutamente il desiderio che la maestra togliesse la possibilità ai miei compagni di creare il lavoretto per il loro papà, nonostante la sua assenza mi rendevo conto che, chi la presenza l’aveva, reclamava giustamente tutto il diritto di poterlo festeggiare. Quello che avrei voluto probabilmente, oltre a mio papà, era la possibilità che la maestra mettesse parola su quello.

Che potesse dire: “tu puoi fare il regalo per un’altra persona importante della tua vita, va bene lo stesso, anche se non è lo stesso. Lo so che è complicato, ma ci sono altre persone che sono lì con te. Per te. E che ti amano.” Avrei apprezzato questo mettere parola su un sentimento che dentro un bambino era faticoso da gestire, perché vivevo “invidia” verso chi il papà l’aveva e poteva festeggiare con lui e la vergogna di provare quel sentimento così scomodo e gretto.

Quindi io solidarizzo con i bambini che sono costretti a fare questo regalo ma che non possono darlo al padre. Ma solidarizzo anche con i maestri, con tutte quelle persone che si chinano sulla questione e la declinano in maniera diversa, proprio perché consapevoli che le realtà delle famiglie sono cambiate e che è importante dar lustro al ruolo che una persona incarna – con altri appellativi – nella vita dei figli e dei bambini. Solidarizzo con chi mette parola su queste emozioni scomode ma comunque vere e su chi non chiude gli occhi di fronte è un problema ma riesce a mettere la giusta sensibilità in una realtà che tocca e vive quotidianamente. 

Pertanto, mi chiedo, se al posto di puntare il dito contro i docenti che hanno o non hanno fatto il lavoretto per la Festa del papà, sostenessimo gli educatori e le educatrici che cercano di affrontare in maniera consapevole la pluralità e la realtà di famiglie che vivono sul nostro territorio, dando supporto e ascolto anche a loro, che forse si sono trovati in questo dilemma non sapendo cosa fosse giusto fare? Lasciamo che le tradizioni vivano, e adeguiamole alle varie situazioni in modo da diventare momento di scambio e di ricchezza, non di esclusione.