Sono attualmente in corso, a livello federale, discussioni in merito ad eventuali modifiche del diritto di famiglia per favorire l’adozione della custodia alternata quale ‘norma’ in caso di separazione o divorzio. L’ultima in data è la mozione di Marco Romano “Diritto della prole di beneficiare, di regola, della custodia alternata da parte dei propri genitori separati o divorziati”, di recente adottata dal Consiglio Nazionale, nonostante il parere contrario del Consiglio federale.
La custodia alternata, qualche volta chiamata anche affido condiviso o congiunto, è un modello di cura dei figli in cui i genitori vivono separati, ma hanno entrambi la custodia del figlio e se ne prendono cura secondo un calendario prestabilito. Dal 2017 il nuovo diritto di famiglia attribuisce all’autorità competente in caso di divorzio o di separazione il dovere di esaminare, su richiesta di un genitore o del figlio e nell’ottica del benessere del figlio, la possibilità della custodia alternata. Negli ultimi anni tale modello è in lenta ma continua crescita.
Proprio per fare un primo bilancio sulla custodia alternata, lo scorso anno l’ATFMR ha organizzato una tavola rotonda coinvolgendo numerosi professionisti e genitori. Dalle interessanti discussioni ci pare sia emerso in modo generalmente condiviso il principio per cui non esiste in sé una soluzione di custodia migliore di altre e che il legislatore svizzero ha fatto bene a non adottare un unico modello di custodia, lasciando alle autorità competenti in ambito di separazione/divorzio il compito di analizzare, caso per caso, quale tipo di organizzazione della vita quotidiana risponda meglio ai bisogni dei singoli bambini coinvolti a partire dalla situazione concreta di vita dei diversi nuclei familiari.
Falsi miti e stigmatizzazione
Rammarica leggere nel testo della mozione una serie di inesattezze e di conclusioni affrettate sul vissuto delle famiglie separate o divorziate.
· Affermare, ad esempio, che “le conseguenze biomediche e sociali delle separazioni e dei divorzi sulla salute dei figli sono ampiamente note”, senza precisare quali siano tali conseguenze e quali ne siano le cause, contribuisce a stigmatizzare un’ampia fetta di famiglie (in Ticino, ben una famiglia su quattro è monoparentale o ricostituita). Celando anche il fatto che sul fronte delle possibili conseguenze negative il rischio di povertà molto elevato che colpisce i nuclei monoparentali è senz’altro un fattore più determinante che non la configurazione familiare in sé.
· Sostenere che “nei progetti di custodia alternata già concretizzati, le divergenze tra i genitori si risolvono in tempi molto brevi rispetto a custodie esclusive, purtroppo oggi ancora preponderanti” significa confondere cause ed effetti: buone capacità di comunicazione e collaborazione genitoriale sono generalmente le basi necessarie all’adozione e alla riuscita della custodia alternata, non un risultato ottenuto come per magia tramite l’imposizione da parte dell’autorità di tale soluzione di custodia.
· E l’affermazione finale in cui si accusano le madri di voler solo “delegittimare una parte genitoriale e trasformarla in mero finanziatore” dipinge un quadro ben lontano dalla realtà che conosciamo fin troppo bene e che vede proprio i nuclei con alla testa una madre monoparentale come la categoria maggiormente colpita dalla povertà.
Custodia alternata: una soluzione esigente
L’idea secondo cui la custodia alternata sarebbe l’unica soluzione in grado di tutelare il legame del figlio con entrambi i genitori è profondamente lontana dalla realtà. Negli ultimi anni, la maggior parte delle custodie esclusive prevede infatti diritti di visita spesso molto ampi, con contatti settimanali e regolari con il genitore non affidatario.
La custodia alternata è una soluzione che può rispondere alle esigenze di diverse famiglie, ma è di fatto una soluzione esigente. Esigente per i figli, esigente per i genitori, esigente per la stessa società. Per la sua buona riuscita sono essenziali non solo capacità di comunicazione e collaborazione di fatto quotidiane tra i genitori separati, ma anche una serie di precondizioni materiali che non sempre sono garantite, come la vicinanza tra le abitazioni dei due genitori, una buona capacità economica di entrambi e la presenza di servizi che permettano ad entrambi i genitori di conciliare famiglia e lavoro. Ed è esigente anche per i figli dover dividere la propria vita quotidiana tra due case, con spostamenti costanti e necessità organizzative elevate. Andrebbero poi valutati con maggiore attenzione i bisogni specifici di attaccamento dei bambini più piccoli: i continui cambiamenti di luogo di vita e di figura genitoriale di riferimento rischiano infatti di perturbare il normale sviluppo psicofisico dei più piccoli e numerosi sono gli esperti che non raccomandano una suddivisione paritaria dell’affido nei primi anni di età. Così come meriterebbero un approfondimento le conclusioni del più recente studio condotto a livello nazionale sulle famiglie separate e sul livello di soddisfazione dei figli (tra i 12 e i 18 anni) rispetto alle configurazioni familiari adottate: se 2/3 dei ragazzi che vivono solo con un genitore si dichiarano molto soddisfatti, la percentuale scende al 50% in caso di custodia alternata con suddivisione paritaria dei tempi.[1] Nel complesso, tuttavia, dallo studio emerge uno scenario tutto sommato molto rassicurante: i figli sono nella maggior parte dei casi molto soddisfatti o abbastanza soddisfatti del tipo di custodia adottato, a riprova del fatto che in un’ampia fetta di separazioni l’attuale diritto di famiglia (che non privilegia un modello di custodia rispetto a un altro) permette l’adozione, caso per caso, di soluzioni di custodia adeguate ai bisogni dei figli.
Mettiamo al centro il bambino reale
Crediamo che per mettere veramente al centro il bene del bambino nelle procedure di separazione e divorzio occorra essere capaci di non far sparire il bambino reale dietro al bambino ideale. Il diritto di famiglia non può essere regolato allo stesso modo di altri ambiti del diritto, imponendo soluzioni generali senza tener conto della grande diversità delle singole situazioni concrete e finendo per calpestare i diritti dei bambini reali, con i loro vissuti e bisogni individuali. Come purtroppo vediamo in vari casi, numerosi sono i problemi che emergono nell’attuazione concreta di soluzioni di custodia pensate ‘in astratto’, senza esaminare attentamente quali possono essere le conseguenze sul piano pratico nell’organizzazione della vita quotidiana dei bambini coinvolti.
In assenza di capacità di collaborazione genitoriale da ambo le parti, ed ancor più in casi di elevata conflittualità o di violenza domestica, con la custodia alternata i bambini si ritrovano quotidianamente al centro di tensioni che ne minacciano il sereno sviluppo psico-fisico. L’adozione generalizzata della custodia alternata è già la regola in diversi paesi vicini e numerosi sono i gridi di allarme sugli effetti perversi di questo tipo di legislazioni, che in nome di un’astratta bigenitorialità si sono dimostrate spesso incapaci di tutelare il bene dei minori anche in casi gravi di violenze domestiche o abusi.
La bigenitorialità va sostenuta fin dall’inizio
Siamo anche noi fermamente convinti dell’importanza della parità all’interno delle coppie e delle famiglie. Ci sembra tuttavia paradossale e ben poco efficace voler imporre la parità ai genitori solo dopo la separazione, invece di promuoverla nelle famiglie – anche tramite misure e strumenti di politica sociale e familiare – prima di un eventuale divorzio. Gli esempi più felici e riusciti di custodia alternata – e per fortuna ce ne sono molti – scaturiscono infatti spesso da situazioni familiari in cui già prima della separazione vigeva un tipo di organizzazione e ripartizione dei compiti paritaria.
La bigenitorialità non può essere imposta con modifiche di legge, va bensì supportata e costruita fin dall’inizio dell’avventura familiare. Per sostenere nei loro compiti genitoriali le coppie che si separano o divorziano, inoltre, è essenziale sviluppare e potenziare tutti quei servizi di supporto, formazione ed accompagnamento alla genitorialità, come la mediazione o le offerte di consulenza e (in)formazione per i genitori che si separano.
L’ATFMR si impegna in questo senso tramite lo sportello di consulenza ed anche con il nuovo ciclo di formazioni, che prenderà avvio il 5 ottobre, rivolto proprio a tutti quei genitori – madri e padri – che stanno affrontando una separazione o che sono già separati.
[1] Commissione federale per le politiche familiari – COFF, Quand les parents ne vivent pas ensemble — Parentalité et quotidien des enfants. Rapport, 2022.