Custodia alternata: ma i bambini cosa vivono realmente?

9 Ottobre 23

Lettera di Sandra Killer, presidente ATFMR, pubblicata su La Regione (7.10.2023). Versione integrale

E’ molto importante, in una fase così delicata, riportare l’accento sul benessere del bambino reale.

In questi giorni si parla di custodia alternata a seguito della mozione portata dal consigliere Marco Romano. Quello che per noi conta, come persone confrontate spesso con il vissuto dei figli in situazioni di separazione e divorzio, è di uscire dalla dinamica del diritto dei genitori, per quanto portatori di dolore e senso di ingiustizia, ma di poter mettere l’accento su quanto i bambini desiderano per sentirsi tutelati e messi al centro del discorso genitoriale.

Idealmente, siamo tutti consapevoli e d’accordo sul fatto che nella maggioranza delle situazioni un bambino o un ragazzo, necessiti della presenza di entrambi i genitori. Realisticamente, la possibilità che questo avvenga in un clima pacato e di collaborazione, con tempistiche in linea con i bisogni reali del figlio, non è sempre una peculiarità acquisita, soprattutto quando si parla di situazioni altamente conflittuali, portate all’esasperazione da battaglie in tribunali, o di situazioni – purtroppo non rare – di violenza domestica.

Pochi figli desiderano la separazione dei genitori e quando questa avviene diversi bambini desidererebbero trascorrere maggior tempo possibile con entrambi. Nella realtà questo non è sempre possibile, per questioni spesso meramente strutturali (domicili lontani e ritmi di lavoro sempre più calzanti). Nella realtà del figlio, (quello vero: che ha il naso della mamma, i piedi del papà, che piange, mangia e si rattrista per le liti dei genitori) l’ostilità reciproca tra loro, la strumentalizzazione (quando vengono designati come portatori di messaggi denigratori verso l’altro/a), la violenza verbale, o l’impossibilità di nominare l’altro genitore nello svolgimento delle relazioni personali con uno o con l’altro/a, porta il bambino a vivere un forte stato di stress e di malessere, di ansia, di senso di colpa, di vergogna e di paura di essere abbandonato. 

Questa condizione di timore si ingigantisce o diminuisce, grazie alle reazioni dei grandi: sarà massima quando i genitori sono altamente conflittuali e più moderata e gestibile quando i genitori mostreranno di poter collaborare e comunicare in maniera efficace, mantenendo il controllo della situazione.

Pertanto, sono i genitori, con il loro buonsenso e le loro azioni mirate all’obiettivo di mantenere il maggior equilibrio psicofisico e mentale del figlio, a permettere a questi bimbi di oggi di diventare degli adulti sereni un domani. Questi bambini ringrazieranno i genitori per averli preservati dal conflitto e per aver permesso loro di amare entrambi, senza sensi di colpa.

La custodia alternata è possibile e auspicabile quando queste condizioni vengono tenute in considerazione, quando il progetto educativo del figlio è realmente al centro del discorso genitoriale e, pertanto, ci sono gli strumenti e la volontà, da parte di entrambi, di chinarsi sulla questione educativa e di trasmettere al figlio il sentimento che le relazioni possono trasformarsi e generare nuovi modi di essere famiglia, altrettanto rispettosi e autentici.

Qualora questa capacità sia stata minata da anni di sofferenze e battaglie, compromessa perché compromessa la stessa fiducia verso l’altra figura di riferimento,  si rischia di far sentire il figlio la causa del dolore dei genitori, con conseguenti forti malesseri. 

A questo punto ci sarà un calendario dei momenti con entrambi perfettamente suddiviso a metà, ripartito – matematicamente parlando – in modo ineccepibile, ma con incongruenze di sistema e di regole che, a lungo andare, comprometteranno il sano sviluppo del minore.

  1. Sono in grado di mettere mio figlio davanti a tutto, per il suo bene, mediando tra le mie convinzioni e i suoi bisogni reali?
  2. Sono sufficientemente in grado di preservare mio figlio dal conflitto?
  3. Sono sufficientemente in grado di parlare con l’altro genitore?
  4. Sono capace di comunicare con l’altro genitore rispetto al progetto di crescita di nostro figlio e appianare eventuali divergenze tenendo conto anche del punto di vista dell’altro?
  5. Sono desideroso di approfondire temi educativi e dei bisogni che cambiano nel tempo di neonati, bambini e adolescenti e crescere nel mio ruolo genitoriale?

Se la risposta è sì (per entrambi i genitori) a tutte queste domande l’affido condiviso sarà l’esempio più bello e la realtà migliore che potrete far vivere ai vostri figli.