I volti della monoparentalità

La monoparentalità ha molteplici volti e le vie che conducono a questa condizione familiare sono eterogenee: la stragrande maggioranza delle famiglie monoparentali si crea in seguito a una separazione o a un divorzio, non bisogna però dimenticarsi dei nuclei monoparentali risultanti dalla morte di uno dei due genitori o delle situazioni in cui la madre è di fatto sola fin dalla nascita del figlio (padre sconosciuto o completamente assente). Possono, inoltre, essere considerate come ‘de facto’ monoparentali anche quelle famiglie in cui uno dei genitori non vive all’interno del nucleo familiare per ragioni lavorative o di percorso migratorio, nonostante vi sia ancora l’unità relazionale della coppia.

Il termine “monoparentalità” fa riferimento dunque a tutte quelle situazioni in cui – nel quotidiano – i figli crescono principalmente con un solo genitore.

All’interno della letteratura scientifica si sta progressivamente affermando il termine di famiglie “a configurazione multilocale” per raffigurare la multiforme realtà delle famiglie monoparentali. Con questo termine si indicano quelle situazioni in cui i figli passano almeno 1 weekend su 2 con l’altro genitore o almeno 1 notte/settimana. Questa espressione mette l’accento sul fatto che i figli continuano a crescere con entrambi i genitori, seppure in luoghi e momenti distinti.

Tale nuova terminologia è certamente interessante e permette di render conto della realtà di una fetta di famiglie separate/divorziate in cui entrambi i genitori si assumono una parte importante della cura dei figli (custodia alternata), tuttavia a nostro avviso non permette di mettere in luce le peculiarità della maggior parte dei nuclei familiari che si creano in seguito a una separazione o a un divorzio, in cui di fatto l’onere della crescita e dell’educazione dei figli nel quotidiano, così come le difficoltà di conciliazione famiglia/lavoro e spesso anche il mantenimento economico, pesano sulle spalle di un solo genitore.

Un recente studio promosso dalla Commissione Federale per le Politiche Familiari (COFF) 1 ha analizzato, tramite un sondaggio su ampia scala, le possibili forme di organizzazione familiare concreta di quei nuclei sorti in seguito a una separazione o un divorzio: 2

  • Il 71% dei figli trascorre più di 2/3 delle notti dalla madre
  • Il 10% dei figli trascorre più di 2/3 delle notti dal padre
  • Il 19% dei figli hanno una suddivisione di fatto simile a una custodia alternata (70/30), di cui il 7% paritaria (50/50)
  • Il 6% dei figli non hanno più contatti con il padre o lo vedono meno di una volta ogni 3 mesi
  • 19% dei figli vedono il padre solo durante il giorno e il 3% vedono la madre solo durante il giorno.

L’organizzazione familiare dipende fortemente dall’età dei figli. Ad esempio, in caso di bambini di età inferiore ai tre anni il 39% di essi vede il padre solo durante il giorno. Le soluzioni dette ‘ a configurazione multilocale’ si diffondono maggiormente per i figli tra i 4 e gli 11 anni, per poi tendenzialmente diminuire nuovamente nella fascia degli adolescenti (12-17) che in circa la metà dei casi (51%) trascorrono meno del 13% delle notti presso il padre.

Le soluzioni simili alla custodia alternata sono più diffuse nelle famiglie con un maggiore livello di formazione e con redditi più elevati. E il 23 % di questi genitori dichiara che già prima della separazione esisteva una ripartizione abbastanza equa della presa a carico dei figli.

Se si va più in profondità rispetto alla semplice analisi quantitativa del n° di notti che i figli trascorrono presso l’uno o l’altro genitore, si può notare come la ripartizione dei compiti educativi e di cura resti quasi sempre disequilibrata, pesando maggiormente sulle spalle di un solo genitore, praticamente sempre la madre, anche nelle configurazioni familiari più simili alla custodia alternata.

Nelle configurazioni familiari multilocali, ad esempio, la pianificazione degli impegni dei figli, così come le visite mediche e la cura in caso di malattia o l’acquisto di ciò che serve ai figli, continuano a strutturarsi secondo una ripartizione ‘tradizionale’ dei ruoli tra i sessi.

1 H. Stutz, S. Bischof, C. Heusser, T. Guggenbühl, Quand les parents ne vivent pas ensemble. Parentalités et quotidien des enfants, Rapport pour la Commission fédérale pour les questions familiales COFF.

2 Ci preme sottolineare un importante limite d’analisi di questo studio, derivante dalla decisione di intervistare solo genitori separati che vivono entrambi in Svizzera e che hanno figli nati in Svizzera e di nazionalità svizzera: più della metà delle coppie che oggi si separano in Svizzera sono binazionali o sono entrambi stranieri e sono dunque frequenti le situazioni in cui uno dei due genitori vive all’estero (da prima della separazione o in seguito alla separazione). Tale realtà e tale vissuto, che presenta caratteristiche e difficoltà specifiche (e che tende a rafforzare il concetto di “monoparentalità” rispetto a quello di “famiglie a configurazione multilocale”, come riconosciuto in nota dagli stessi autori dello studio: “Concernant les enfants nés à l’étranger et de nationalité étrangère, il est probable que l’autre parent vive plus fréquemment hors du territoire suisse. Notre estimation prudente est que les deux parents vivent en Suisse dans la moitié des cas », p. 12), resta dunque purtroppo al di fuori del campo d’analisi del presente studio.

Negoziazione dell’accordo (custodia e diritti di visita)
  • In quasi la metà dei casi i genitori affermano che erano fin dall’inizio d’accordo sulla soluzione adottata e in un ulteriore quarto dei casi che si tratta di un buon compromesso che hanno raggiunto da soli.
  • Nei restanti casi l’accordo è stato raggiunto con l’intervento di una mediazione o dell’autorità (ARP/Pretura).
  • In meno di un caso su 10 la decisione su custodia e diritti di visita è stata invece imposta dall’autorità.
Convolgimento dei figli
  • la metà dei genitori di figli (8-17 anni) ha chiesto la loro opinione al momento di decidere il tipo di configurazione familiare post-separazione.
  • In 1 caso su 10 il minore è stato ascoltato (da un professionista, dall’ARP o dalla Pretura) al momento della separazione.
Gestione dei conflitti
  • In caso di soluzioni simili alla custodia alternata, l’80% dei genitori dichiara di riuscire a trovare soluzioni piuttosto soddisfacenti per tutti
  • In caso di custodia esclusiva con contatti regolari con l’altro genitore, questo si verifica circa in 2/3 dei casi
  • Circa nel 10% dei casi i conflitti restano «irrisolti» e «persistenti» e il 14% dei genitori separati dichiara che c’è spesso «collera ed ostilità» tra di loro
Custodia alternata

 

Custodia alternata e adolescenti: i figli adolescenti (12-18) sono in generale soddisfatti della configurazione familiare adottata. Tuttavia sembrano meno soddisfatti in caso di custodia alternata o di configurazioni «multilocali».

 

Famiglie ricostituite

Parallelo all’incremento delle famiglie monoparentali, anche il numero e la varietà delle famiglie ricostituite è in continua crescita:

  • Il 33% delle madri e il 39% dei padri convivono con un nuovo partner
  • Il 26% delle madri e il 33% dei padri hanno un nuovo partner (con cui non convivono)
  • In 2/3 di queste situazioni, nelle nuove configurazioni familiari sono presenti altri figli (dei nuovi partner o comuni)
Autorità parentale

In Svizzera non esiste purtroppo nessuna statistica ufficiale recente relativa all’attribuzione dell’autorità parentale. Fino al 2014 in Svizzera in caso di separazione o divorzio, come anche in caso di genitori non sposati, l’autorità parentale spettava di principio alla madre o comunque al genitore affidatario. I genitori non sposati o che si separavano o divorziavano dovevano fare una richiesta comune di autorità parentale per ottenere l’autorità parentale congiunta e circa 1/3 dei genitori separati/divorziati avevano l’autorità parentale congiunta. Oggi invece l’autorità parentale esclusiva è attribuita solo raramente. Ben l’81% dei genitori separati/divorziati intervistati nello studio della COFF dichiara di avere l’autorità parentale congiunta, una percentuale probabilmente più alta emergerebbe se si potessero estrapolare i dati concernenti solo le separazioni/divorzi avvenute dopo la riforma del 2014.