Famiglie monoparentali e povertà
Regolarmente, con la pubblicazione di dati statistici relativi alla povertà in Svizzera o ai beneficiari di prestazioni assistenziali, emerge la particolare fragilità delle famiglie monoparentali, costantemente sovra-rappresentate tra le categorie maggiormente toccate dalla povertà e dai vari disagi ad essa collegati.
Parlare di povertà delle famiglie monoparentali significa parlare di un fenomeno che tocca in primo luogo i bambini e i giovani che crescono in questi nuclei e che vedono quindi minacciato il loro diritto a un “buono e sano sviluppo a livello fisico, mentale, intellettuale e sociale”.
Nel 2020 Caritas Svizzera ha lanciato l’allarme con una presa di posizione sulla povertà minorile in Svizzera: Proposition de réforme. La pauvreté des enfants est intolérable en Suisse. Come illustrato in questo documento, 103’000 bambini vivono in condizioni di povertà in Svizzera e altri 200’000 circa si trovano in condizioni di precarietà, appena al di sopra della soglia di povertà. I bambini delle famiglie monoparentali corrono un rischio molto più forte di ritrovarsi in condizioni di povertà.
Secondo quanto emerge dal rapporto Le famiglie in Svizzera dell’Ufficio Federale di Statistica1, 3 famiglie monoparentali su 4 dichiarano di avere difficoltà ad arrivare a fine mese.
Queste considerazioni soggettive trovano conferma in numerosi indicatori, che rilevano la grande fragilità economica dei nuclei monoparentali, in particolare di quelli con a capo una donna.
- Quasi 1 famiglia monoparentale su 2 (48%) non è in grado di affrontare una spesa imprevista di 2500.-.
- Più di 1 famiglia monoparentale su 3 (36%) ha degli arretrati di pagamento.
- Il 22% delle famiglie monoparentali non possono permettersi di partire in vacanza per una settimana all’anno.
- Il 18% rinuncia per ragioni finanziarie ad avere un’automobile.
- Il 14% abita in un appartamento considerato come ‘sovraffollato’.
Inoltre, le famiglie monoparentali sono maggiormente a rischio di vivere in abitazioni che presentano dei difetti importanti o che si trovano in zone contraddistinte da maggiori problemi. - L’8% deve rinunciare, per ragioni finanziarie, a cure mediche o dentistiche necessarie.
Nel complesso 1 genitore monoparentale su 4 dichiara di non disporre di un buon stato di salute. - Quasi 1 famiglia monoparentale su 5 deve ricorrere alle prestazioni dell’assistenza: si tratta di una percentuale di più elevata di quelle relative alle altre categorie di persone.
- Senza i vari aiuti sociali (RIPAM, assegni familiari, borse di studio, assegni integrativi, assistenza, etc) il 39% delle famiglie monoparentali si ritroverebbe al di sotto del minimo vitale.
Ancora una volta le famiglie monoparentali sono la categoria che dimostra di avere un maggiore bisogno di questi aiuti economici.
In base ai più recenti dati dell’indagine sui redditi e sulle condizioni di vita (SILC) in Svizzera nel 2020 i nuclei composti da un genitore solo con figli di meno di 18 anni sono la categoria con i tassi di povertà assoluta e di rischio povertà più elevati, rispettivamente al 21,7% e 33,4%.
In sostanza, dunque, più della metà delle famiglie monoparentali con figli minorenni si trova in una condizione di fragilità economica. Tali percentuali sono di gran lunga maggiori rispetto a quelle delle coppie con figli minorenni (rispettivamente 4% e 14,6%).
Se l’analisi dei vari indicatori a livello svizzero descrive già uno scenario molto preoccupante, i più recenti dati disponibili per il Canton Ticino sono ancora più allarmanti. Nonostante il Ticino sia stato un cantone precursore con l’introduzione di aiuti specifici per le famiglie (API/AFI), di cui beneficiano numerosi nuclei monoparentali, la situazione è tutt’altro che rosea.
Secondo quanto emerge dai Primi risultati relativi al monitoraggio della situazione sociale ed economica della popolazione2 nel 2015 in Ticino ben 1 nucleo familiare su 4 composto da un adulto con minori (25,7%, corrispondenti a 2195 individui) si trova in condizione di povertà assoluta. Questa categoria comprende un’ampia fetta delle famiglie monoparentali (restano tuttavia escluse tutte le famiglie monoparentali in cui vive almeno un figlio con più di 18 anni).
Di fatto, dunque, le famiglie monoparentali con figli minorenni risultano essere la categoria con il tasso di povertà assoluto più elevato (nella popolazione generale ticinese il tasso medio è dell’8%)3 .
Tasso di povertà assoluta in %, secondo il tipo di economia domestica, in Ticino, nel 2015
Il 92,4% di questi nuclei composti da un adulto solo con minori, l’adulto in questione è una donna. Il tasso di povertà assoluta è particolarmente elevato tra le madri monoparentali più giovani (18-35 anni), in cui è addirittura del 42,5%. È bene ricordare che il tasso di povertà assoluta indica la percentuale di persone che si ritrovano a dover vivere al di sotto del minimo vitale sociale e questo dopo, e nonostante, i vari eventuali trasferimenti sociali.
Ciò significa che un’ampia fetta di famiglie monoparentali finisce in qualche modo per ‘cadere tra le maglie’ della rete di sicurezza sociale.
È, inoltre importante rilevare come le famiglie monoparentali sono anche la categoria che ha registrato negli ultimi anni un più forte aumento del tasso di povertà.
Si tratta di un fenomeno preoccupante, che andrebbe analizzato con attenzione, per cercare di chiarire le cause di questa progressivo impoverimento delle famiglie monoparentali, i possibili legami con le evoluzioni in atto a livello di diritto di famiglia e per permettere al mondo politico di elaborare strategie efficaci in sostegno ai nuclei monoparentali e garantire così migliori condizioni di vita e prospettive di sviluppo per i bambini e i giovani che crescono in queste famiglie.
Monoparentali e prestazioni sociali
A livello nazionale, più della metà dei bambini e giovani beneficiari dell’aiuto sociale (54,2%) vivono in un nucleo monoparentale.4 Come dimostrato da alcuni studi, crescere in una famiglia che deve ricorrere alle prestazioni assistenziali aumenta il rischio di ritrovarsi anche da giovani adulti a dover beneficiare dell’assistenza.5
In Ticino quasi 1 famiglia monoparentale su 3 (28,7%) percepisce le prestazioni LAPS.
Nel dicembre 2021, ben il 60% dei nuclei beneficiari degli Assegni Prima Infanzia (API) e il 51% dei beneficiari degli Assegni Familiari Integrativi (AFI) erano di tipo monoparentale. A fronte di un complessivo calo dei beneficiari API nel corso dell’ultimo decennio (passati da 571 nel 2011 a 369 nel 2021), il numero delle famiglie monoparentali che deve ricorrere a questo aiuto è invece salito da 178 a 221. Per quel che riguarda i beneficiari AFI il numero di nuclei monoparentali è restato sostanzialmente stabile (oscillando tra le 1100 e le 1300 unità), a fronte però di una parallela diminuzione del numero di coppie con figli (calate da 1753 domande a 1113).[1] Se la diminuzione delle coppie con figli che possono beneficiare di questi aiuti pare principalmente da ricondurre all’inasprimento delle condizioni di accesso in vigore dal 2016, appare nondimeno evidente come le famiglie monoparentali risultino nettamente sovrarappresentate tra i beneficiari degli assegni API/AFI.
Per quel che riguarda l’assistenza sociale, possiamo anche qui notare negli ultimi 10 anni un aumento del numero di famiglie monoparentali che devono ricorrere a queste prestazioni assistenziali: si è infatti passati dai 564 casi nel 2011 ai 709 di dicembre 2021. Se tale aumento è in linea con quello riscontrabile anche nelle altre categorie di beneficiari, va tuttavia rilevato come a dicembre 2021 quasi 1 individuo su 4 (24%) che ha ricevuto prestazioni dell’aiuto sociale viveva in una famiglia monoparentale.[2] È stato, inoltre, osservato come le famiglie monoparentali facciano maggiormente fatica a uscire dall’assistenza rispetto in particolare alle coppie con figli.[3]
Questi aiuti sono essenziali a garantire la sussistenza economica di numerose famiglie, ma il loro ottenimento comporta generalmente il disbrigo di pratiche burocratriche non sempre di facile comprensione per le persone che ne fanno richiesta. Al nostro sportello riceviamo infatti regolarmente domande relative agli assegni AFI/API, all’assicurazione disoccupazione, alle prestazioni assistenziali o ancora sugli Assegni familiari.
Spesso l’esigenza di richiedere queste prestazioni sorge al momento della separazione, in una fase dunque in cui i cambiamenti da gestire sono numerosi e di grande incertezza circa la nuova situazione economica in cui si ritroverà il genitore affidatario. È dunque importante che le (nuove) famiglie monoparentali possano ricevere un’informazione non solo chiara ma anche in tempi rapidi, in modo che la persona che ha diritto a determinati aiuti ne faccia richiesta il prima possibile, in quanto tali prestazioni non sono retroattive. Ritardi ed errori nell’inoltro delle richieste di prestazioni comportano, infatti, spesso l’erosione dei magri risparmi del nucleo monoparentale o il suo indebitamento.
Povertà e precarietà: una minaccia al benessere e alle prospettive future dei minori
Il “bene del bambino”, ossia il suo “interesse superiore”, significa il buono e sano sviluppo del bambino a livello fisico, mentale, intellettuale e sociale. Il bene del bambino dipende dall’insieme di tutte le circostanze di vita che sono favorevoli a questo buono sviluppo. Queste condizioni di vita favorevoli includono il soddisfacimento dei bisogni primari del bambino (un’alimentazione sufficiente e adeguata, vestiti adatti, un’abitazione dignitosa e altri bisogni di base di questo tipo), la protezione contro tutte le forme di violenza, la sicurezza materiale, l’affetto, la considerazione, il rispetto, etc.9
La povertà e la precarietà in cui si trovano numerose famiglie monoparentali rappresenta dunque una grave minaccia per il benessere dei minori coinvolti. Le conseguenze di questa fragilità finanziaria possono infatti farsi sentire a più livelli – sull’educazione, sul tempo libero, sulle relazioni sociali, le cure mediche, etc – e compromettere le prospettive future dei figli dei nuclei monoparentali. Numerosi studi hanno infatti dimostrato come la povertà materiale rappresenti un rischio reale per le possibilità di sviluppo e di socializzazione dei bambini, fin dalla loro più tenera età:
- i bambini e le bambine che vivono in nuclei familiari economicamente sfavoriti presentano maggiori problemi di salute (sovrappeso, carie, disturbi psicologici),
- sono spesso più isolati socialmente e maggiormente vittima di esclusione o bullismo,
- hanno meno possibilità di successo scolastico e, più tardi, professionale, etc.10
Nonostante oggi stiano per fortuna progressivamente affievolendosi tutta una serie di pregiudizi e stereotipi negativi sui bambini che crescono in una famiglia monoparentale e la società sembra finalmente avere compreso che non è la configurazione della famiglia in sé ad essere decisiva per il benessere del bambino, crediamo sia importante non dimenticare che le condizioni di vita materiali di genitori e figli esercitano un’influenza determinante sul loro benessere e sul loro futuro.
Le ristrettezze economiche in cui si ritrovano molti nuclei monoparentali comportano spesso tutta una serie di rinunce per quel che riguarda, ad esempio, la scelta delle attività extra-scolastiche dei figli: numerose sono le famiglie monoparentali che lamentano un maggiore isolamento sociale, in particolare per i figli, in seguito alla separazione.
I figli di monoparentali hanno spesso meno opportunità. Numerose attività extra-scolastiche (sportive, culturali, etc) hanno un costo eccessivo per tante famiglie monoparentali, senza dimenticare le maggiori difficoltà sul fronte organizzativo per i genitori che portano interamente da soli l’onere della conciliazione famiglia/lavoro. Dal rapporto Pauvreté et privations matérielles des enfants dell’UFS (2016), emerge con chiarezza come i figli di famiglie monoparentali siano i più sfavoriti e i più toccati da tutta una serie di privazioni materiali: quasi un terzo di loro, ad esempio, vive in un’economia domestica che non può permettersi di sostituire i mobili danneggiati, o ancora l’8% non dispone in casa di un luogo appropriato per fare i compiti.11
La povertà è, inoltre, spesso fonte di vergogna e ciò genera un maggiore isolamento sociale. Alcuni genitori monoparentali ci raccontano che non lasciano invitare ai figli gli amici a casa, per timore del giudizio sociale sulle loro condizioni abitative, e che devono inventare delle scuse per declinare un invito di compleanno da parte di un compagno di classe, perché non hanno i soldi per comprargli il regalo.
Tali difficoltà economiche non scompaiono alla soglia della maggiore età. Tra le recenti richieste giunte al nostro sportello, possiamo ad esempio segnalare le situazioni di alcuni giovani figli e figlie di monoparentali confrontati con il mancato versamento del contributo di mantenimento da parte del genitore non affidatario e all’impossibilità di ottenere una borsa di studio. Esiste sì, in taluni casi, la possibilità di rivolgersi allo Sportello di aiuto all’incasso, ma la prospettiva per questi giovani di aprire una procedura conflittuale nei confronti di un genitore è talvolta talmente difficile e dolorosa che essi vi rinunciano.
Monoparentali e indebitamento
Va, inoltre, sottolineato il fatto che tali cifre sono quelle rilevate a livello svizzero e sarebbe importante conoscere anche i dati relativi alle famiglie monoparentali ticinesi, che si presumono ancor maggiormente toccate dal fenomeno. Sappiamo, infatti, sempre dai dati SILC 2020, che il Ticino è la regione con il tasso più elevato di indebitamento della popolazione: se la media nazionale si assesta al 13,5% della popolazione con almeno un tipo di arretrato di pagamento e al 6,2% con almeno due tipi di arretrati, in Ticino le percentuali quasi raddoppiano, salendo rispettivamente al 23,2% e all’11,1%.
2 Francesco Giudici e Claudia Pellegrin (Ustat), Primi risultati relativi al monitoraggio della situazione sociale ed economica della popolazione, “Extra Dati. Supplemento online della rivista Dati dell’Ufficio di statistica”, Anno XXI – N. 02, Febbraio 2021.
3 Seppure le cifre provengano da fonti distinte, e non perfettamente comparabili, si può comunque ricordare come dall’indagine SILC nel 2015 i nuclei monoparentali con figli minorenni in condizione di povertà assoluta erano a livello svizzero il 12,5%.
4 Fonte: UST – Statistica dei beneficiari dell’aiuto sociale (2021).
5 Cf. in particolare Marcionetti, J., Calvo, S., & Casabianca, E., A 20 anni in assistenza. I percorsi di vita dei giovani ticinesi a beneficio di aiuti sociali. Locarno: Centro innovazione e ricerca sui sistemi educativi, 2017.
6Fonte: UST – Statistica dei beneficiari dell’aiuto sociale (2021).
7Fonte: UST – Statistica dei beneficiari dell’aiuto sociale (2021).
8Elena Sartoris, Percorsi dei beneficiari di assistenza sociale. Analisi delle domande chiuse dal 2003 al 2014, Giubiasco, Ustat, 2015.
9Sul tema, importantissimo, della protezione del benessere del bambino, con particolare attenzione verso la protezione del minore nel contesto della monoparentalità, abbiamo di recente tradotto due interessanti ed approfondite schede elaborate dalla Federazione Svizzera delle Famiglie Monoparentali: Bene e protezione del bambino nella monoparentalità. Scheda informativa con domande e risposte (12 p.), Il benessere dei bambini dei periodi straordinari. Scheda informativa con domande e risposte (18p). Si tratta di materiale informativo molto utile sia per i genitori monoparentali sia per i professionisti che lavorano con loro e che intendiamo dunque rendere al più presto disponibile ed accessibile.
10 Si veda in particolare il rapporto dell’UFS, Pauvreté et privations matérielles des enfants. Enquête sur les revenus et les conditions de vie (SILC) 2014, Neuchâtel, 2016, e la bibliografia ivi citata.
11OFS, Pauvreté et privations matérielles des enfants. Enquête sur les revenus et les conditions de vie (SILC) 2014, Neuchâtel, 2016.
12UST, SILC 2020.