La mediazione familiare

Spunti forniti da Federica Invernizzi Gamba, psicologa e mediatrice familiare, direttrice del Consultorio familiare di Comunità familiare

Cosa intendiamo con mediazione familiare

Avvalersi della mediazione familiare è un valore aggiunto, indipendentemente dalla forma che prenderà l’organizzazione della vita da separati, perché  la mediazione familiare mette l’accento sulla cura delle relazioni familiari e sulla facilitazione della comunicazione all’interno del sistema famiglia.

Nella realizzazione di un progetto di custodia alternata la mediazione familiare assume ancora di più una un ruolo e un valore importante, perché  questo modello familiare prevede uno scambio frequente fra i genitori, tra genitori e figli e  un ampliamento degli ambiti di negoziazione.

La mediazione familiare ha un duplice obiettivo:

  • non delegare le decisioni sull’organizzazione familiare a terzi, quindi non chiedere a un giudice di decidere o non chiedere a una perizia di dire chi è il genitore migliore
  • scardinare il processo decisionale dalla logica vincitore – vinto, perché idealmente tutti escono vincitori in un processo di riorganizzazione familiare, proprio perché si cerca di fare emergere delle soluzioni che siano sostenibili per tutti i membri di quel sistema familiare

Il mediatore o la mediatrice diventa l’elemento di facilizazione della comunicazione fra le parti, per fare emergere questi accordi capaci poi di regolare la vita familiare.

La mediazione familiare non è una consulenza legale, anche se è vero che il/la mediatore/trice familiare opera all’interno di un quadro giuridico, quindi le soluzioni di accordi che emergono da un percorso di mediazione familiare devono essere sostenibili, omologabili da parte di una pretura.

La mediazione familiare non è una terapia familiare o una terapia di coppia, anche se durante la mediazione familiare si dedicano tempo e spazio al confronto e al riconoscimento degli aspetti emotivi che sono legati alla transizione della famiglia e  alla conclusione del rapporto di coppia.

Per i mediatori (…) la premessa del mediare i conflitti non è quella di trovare la soluzione ideale di una controversia (…), ma quella di accogliere e conoscere le persone che la stanno vivendo per aiutarle a trovare, sulla base della loro volontà, il loro modo personale di superarla, nel rispetto dei bisogni di tutti coloro che sono coinvolti (…).

Pacificare le relazioni familiari | Fulvio scaparro, Chiara Vendramini

TzLa custodia alternata e la mediazione

Basandosi sui casi di custodia alternata seguiti, le mediatrici e mediatori dei consultori in Ticino hanno constato che prima della modifica legislativa, che prevede di voler valutare sempre la possibilità di instaurare una custodia alternata, questo modello familiare era un “non tema”. I genitori si rivolgevano alla mediazione familiare non per portare la necessità di una ripartizione paritaria dei compiti educativi, ma piuttosto per lavorare su accordi che ricalcassero quella che era già la divisione precedente. Secondo i dati a disposizione dei consultori in Ticino, tra le persone assistite vi è una netta prevalenza di una suddivisione tradizionale, dove un genitore – di solito la madre – si occupa maggiormente dei figli e riduce o interrompe il  lavoro, mentre l’altro genitore  – di solido il padre – si occupa più dell’ambito lavorativo.

Generalmente i cambiamenti a livello legislativo tendono a tradurre dei cambiamenti o delle esigenze che si manifestano a livello sociale, la società cambia e quindi la legge si deve adattare. In questo caso, in cui la maggior parte delle famiglie incontrate dagli osservatori familiari – che hanno comunque una visione parziale del fenomeno – ha una suddivisione tradizionale dei compiti familiari, il cambiamento a livello legislativo ha piuttosto introdotto la possibilità di esplorare forme diverse di organizzazione familiare, quindi la possibilità di avere una variante rispetto a quella tradizionale.

Continuità o discontinuità del modello familiare

Se in mediazione arrivano dei genitori che già prima di separarsi mettevano in atto una suddivisione abbastanza paritaria dei compiti educativi, cioè si condividevano in modo paritario la cura, l’educazione e il mantenimento della famiglia, è facile mantenere il focus sulla genitorialità, che sostanzialmente non viene veramente stravolta da “prima” a “dopo” la separazione, ciò su cui si va a lavorare prevalentemente è la separazione della coppia sentimentale.

Quindi è chiaro che se c’è una continuità tra il “prima” e il “dopo” e soprattutto su quello che è l’organizzazione genitoriale, il lavoro del mediatore,  dell’avvocato,  del giudice è sicuramente facilitato. In questi casi ci può essere continuità con una suddivisione paritaria.

Ma ci può anche essere una richiesta di continuità in una suddivisione che non era paritaria prima. Per esempio un genitore, che si occupava prevalentemente dei figli  quando vivevano tutti insieme, fa fatica ad abbandonare quel ruolo di curatore prioritario del benessere dei figli. A volte questi cambiamenti possono essere vissuti come uno stravolgimento, una perdita del proprio ruolo. Inoltre, che effetto ha la continuità o la discontinuità del modello applicato  su quelli che sono i bisogni e i vissuti dei figli?

Aspetti finanziari

Gli aspetti finanziari sono tra le questioni principali portate dagli assistiti ai consultori. A volte i genitori tendono a replicare equazioni senza contestualizzare: metà della custodia vuol dire metà dei contributi. Se questo è l’obiettivo a cui vogliono tendere chiedendo la custodia alternata, é facile ricordare che la realtà economica di molte famiglie non permette di soddisfare questa equazione in maniera immediata e semplice.
Ancora oggi la regola è che i due genitori non hanno la stessa capacità contributiva, anzi, nella stragrande maggioranza dei casi uno ha maggiori risorse finanziarie rispetto all’altro.

Riconoscimento del ruolo genitoriale

Le motivazioni per chiedere una custodia alternata possono essere legate alla necessità di sentirsi riconosciuto il proprio ruolo genitoriale, che durante la separazione viene ridefinito. In questo processo alcuni genitori rischiano di percepire un sentimento di perdita del proprio ruolo genitoriale all’interno della famiglia. Dunque l’instaurazione di una custodia alternata può essere vista come una possibilità di mantenere questo ruolo, grazie al mantenimento di una quotidianità con i figli.

Motivazioni basate sulla rivendicazione

Ci sono motivazioni definibili di “rivendicazione” o di “potere”, nel senso che in alcuni casi la richiesta di custodia alternata o un rifiuto della stessa è conseguenza di una rivendicazione, cioè ” viene chiesto perché la legge lo prevede, viene rifiutato perché si ha il diritto di farlo”,  quindi la richiesta assume più un valore rappresentativo. Tramite questa richiesta, la persona esercita un potere sull’altro genitore che, a volte, non ha gli strumenti (finanziari, psicologici, etc.) per poter dire no. Però questa richiesta non risponde ai bisogni dei figli.
La mediazione familiare può aiutare offrendo un tempo e uno spazio per fare emergere i bisogni che stanno dietro alle posizioni.

Strumenti del mediatore

Quali sono gli strumenti di cui dispone il mediatore per aiutare i genitori a fare emergere i bisogni dietro le posizioni?

Il primo è quello che viene chiamato  l’ascolto attivo, cioè fare uno sforzo per comprendere il punto di vista dell’altro, silenziando un po’ la tendenza che tutti spesso hanno di voler proporre delle soluzioni alle problematiche che vengono sottoposte. L’ascolto attivo è anche la sospensione di qualsiasi giudizio quando i genitori vanno davanti ai mediatori e alle mediatrici e fanno delle proposte: loro sono gli esperti della loro famiglia, è importante prendere in considerazione le loro proposte, un ascolto attivo porta sicuramente al riconoscimento reciproco e alla valorizzazione delle differenze fra i due genitori.

Quindi la mediazione cerca con i genitori di andare a valutare, a considerare tutti quegli aspetti che sono necessari alla buona riuscita di un progetto genitoriale,  gli stessi che anche i giudici vanno a verificare.

Si vanno a considerare le competenze di ogni genitore, maturate rispetto alle attività di cura svolte prima della separazione, non in termini di giudizio ma piuttosto come aspetti che possono essere importanti per il benessere del figlio.

Nella convivenza ci sono informazioni che si danno un po’ per scontate perché i ruoli di ognuno sono piuttosto chiari,  ma dal momento in cui si vive separati questa comunicazione scontata viene a mancare e quindi deve essere sostituita da una comunicazione efficace e puntuale.

La comunicazione tra genitori è un po’ una rete di protezione per i bambini. I bambini di età diverse hanno esigenze diverse, vivono il tempo e la distanza in modo diverso. È importante favorire i contatti con l’altro genitore e tenere viva la figura dell’altro genitore quando non c’è, soprattutto con i bambini piccoli.

Il tipo di custodia adottata deve considerare gli effetti che si producono anche sulla relazione con gli altri fratelli e con gli amici.

La custodia alternata è qualcosa che i genitori possono costruire nel tempo, passo per passo, affinché siano rispettati anche i tempi di tutti.
Forse tutto quello che sta a monte è l’essere in grado di costruire una genitorialità condivisa, unica condizione che permette un vero ascolto dei bisogni dei figli.
La forma che questa condivisione prenderà è qualcosa che seguirà in maniera naturale. 

 

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