Dati sulla monoparentalità e prime evidenze sulla custodia alternata

I seguenti contenuti sono raccolti a partire dalla presentazione di Ornella Larenza, sociologa e ricercatrice SUPSI (vedi fondo pagina).

I dati forniti dall’Ufficio Federale di Statistica (UFS) dicono che, tra le famiglie in cui vi è almeno un giovane al di sotto dei 25 anni, poco più del 16% sono famiglie in situazione di monoparentalità e, nell’80%  di questi casi, è la madre ad essere capofamiglia.

Cosa è importante considerare quando si parla di monoparentalità?

È un modello familiare dinamico, che cambia nel corso del tempo. Prima degli anni settanta le famiglie monoparentali erano soprattutto costituite da donne vedove con prole, oggi sono in prevalenza la conseguenza di divorzi e separazioni, in costante aumento. Cresce per tutti, quindi, la possibilità di trovarsi in una situazione di monoparentalità ad un certo momento della propria vita.

Inoltre non esiste solo un tipo di famiglia monoparentale, ma bisogna parlare di famiglie monoparentali al plurale. Le diversità di questi nuclei familiari possono dipendere dalle condizioni socio-economiche dei genitori,  dalle loro origini (per esempio se sono stranieri migranti),  dal loro orientamento sessuale (per esempio le famiglie omogenitoriali), dalla qualità del rapporto familiare, se è conflittuale o dialogante.

Non bisogna dimenticare che la monoparentalità è una fase del percorso di vita. Tutti noi abbiamo un percorso di vita fatto di tante traiettorie – tra cui le traiettorie di coppia e  parentali – , da una serie di eventi che si susseguono. Questi eventi possono portarci a vivere una situazione di monoparentalità che sarà influenzata da quello che è successo prima, ma avrà un impatto anche su quello che succederà dopo.

Prime evidenze sulla custodia alternata

Le analisi a disposizione, svolte soprattutto nei paesi in cui la custodia alternata è praticata da più tempo,  ci permettono di avere a disposizione alcuni dati utili e interessanti.

Bisogna comunque essere coscienti del fatto che questi studi non possono ancora essere esaustivi, per una serie di ragioni:

  • i campioni di famiglie analizzate sono piccoli,
  • i contesti in cui sono state analizzate le famiglie non sono confrontabili,
  • ci sono pochi studi longitudinali disponibili (analisi degli stessi campioni di famiglie nel corso del tempo)
  • non è ancora possibile isolare l’effetto selezione dalle analisi, ovvero capire se il benessere delle famiglie è dovuto alla custodia alternata, oppure se la custodia alternata è possibile in quelle famiglie che vivono già in una condizione di benessere.

Cosa dice la letteratura internazionale?

Parità di genere. La custodia alternata nasce nei contesti familiari in cui vi è già parità di genere, quindi un’equa distribuzione dei compiti di cura all’interno della coppia.

Ruolo genitoriale. C‘è una maggiore condivisione tra i genitori del ruolo genitoriale, questa modalità di custodia di fatto espone entrambi i genitori per un tempo più o meno equivalente all’esercizio del ruolo educativo.

Spazi e routine. L’alternanza settimanale implica la duplicazione degli spazi e degli oggetti, visto che i figli devono avere la stessa dotazione di risorse presso entrambe le residenze. Si parla anche della duplicazione delle routine, nel senso che i genitori in custodia alternata hanno due routine: una routine con i figli e una routine senza figli.

Conflittualità versus negoziazione. Se si vuol far funzionare la custodia alternata bisogna negoziare e trovare un accordo su più questioni, su più ambiti. A volte avere molte situazioni da condividere crea più occasioni per i conflitti: se ci sono più temi da discutere aumentano le probabilità di incomprensione e ciò può andare a interferire sull’equilibrio familiare e costituire una fonte di instabilità.

Repartening. Rispetto alla custodia esclusiva, per i genitori in custodia alternata dovrebbe essere più facile ricostruirsi una nuova vita di coppia, proprio per i carichi di cura. Però la rimessa in coppia può creare obblighi dei nuovi partner nei confronti di figli acquisiti, ciò può avere ripercussioni sulla stabilità della custodia alternata se non c’è l’intesa necessaria.

Relazione genitore-figlio. La custodia alternata darebbe la possibilità di costruire una relazione più diretta tra i figli e ciascun genitore, nel senso che la relazione con ogni genitore non è mediata dall’altro.

Relazione tra fratelli e sorelle. La custodia alternata estende i confini della famiglia nucleare, nel senso che il perimetro si allarga, vi è come una sorta di scivolamento di un nucleo familiare sull’altro, di fatto i figli si trovano in due economie domestiche che sono entrambe all’interno di quella che loro considerano la famiglia. Ciò può portare a una relazione più intensa tra fratelli e sorelle biologici, nel senso che si sta insieme prima presso un genitore, poi presso l’altro, quindi c’è più spazio per intensificare la relazione.

Relazione tra fratelli e sorelle acquisiti. In caso di famiglie ricomposte c‘è anche la possibilità di passare più tempo assieme a fratelli e sorelle acquisite, di  stabilire una relazione intensa con loro.

Contatti con i parenti. La custodia alternata potrebbe risolvere il problema che si verifica nella custodia esclusiva, laddove i figli perdono un po’ il contatto con la famiglia del genitore che non ha la custodia.

Stabilità geografica. La custodia alternata porterebbe ad una maggiore stabilità geografica,  proprio perché i genitori – un po’ legati a filo doppio- sono più immobili e quindi i figli sono tendenzialmente più statici, cioè subiscono meno traslochi, hanno meno probabilità di cambiare scuola.

Cosa succede in Svizzera

È disponibile un unico studio che analizza la custodia alternata prima e dopo la riforma del 2018; il tempo trascorso è insufficiente per poter capire gli effetti della riforma. Dallo studio si evince che:

  • ancora poche famiglie scelgono la custodia alternata: nel 2018 erano il 14% (in questo studio la definizione di custodia alternata considera le famiglie che hanno una ripartizione del tempo almeno 30 / 70)
  • nelle famiglie che optano per la custodia alternata vi sono pochi minori in tenera età, quindi neonati o comunque bambini al di sotto dell’anno, la maggior parte dei minori sono in età di scuola secondaria
  • sembra confermata l’ipotesi della selezione per condizioni socio-economiche, ovvero le persone che scelgono la custodia alternata hanno prevalentemente un’educazione di livello terziario
  • i risultati sul benessere dei genitori non fanno emergere differenze rispetto alle altre forme di custodia e prima della riforma

È importante sottolineare che, includendo nello studio anche famiglie che ripartiscono il tempo 30/70, di fatto si includono modelli di custodia più vicini alla custodia esclusiva che alla custodia alternata.

Alcune considerazioni finali

Quando si parla di custodia alternata è di fondamentale importanza considerare il suo valore non in modo astratto, ma valutarlo nella quotidianità dei casi concreti. Ci sono degli aspetti fondamentali che influenzano la validità del modello:

  • la parità di genere in famiglia prima della separazione garantisce un’equa distribuzione degli impegni educativi
  • la custodia e il mantenimento sono due aspetti inscindibili, perché senza adeguati mezzi economici non ci si può prendere cura dignitosamente dei propri figli (genitore che non lavora o che lavora part-time)
  • se le politiche sociali non favoriscono la parità, la custodia alternata rischia di essere marginale con benefici ambivalenti

Presentazione di Ornella Larenza

Ricercatrice SUPSI – relatrice alla Tavola Rotonda ATFMR sulla custodia alternata del 29/11/2022